Sound Landscapes è la realizzazione di un sogno.

Poco più che ventenne, ho avuto la fortuna di iniziare a suonare come trombonista nella Jazz Art Orchestra di Carlo Gelmini, circondato dai migliori musicisti italiani e ascoltando i colori che l’orchestra plasmava. Da quel momento ho maturato la decisione che avrei voluto, un giorno, dirigere e scrivere per un ensemble così ricco di possibilità sonore. Nel frattempo, ho fatto diverse esperienze, musicali e di vita, che sono confluite in questo disco.

Sono da sempre appassionato di musica descrittiva, la musica per me è un linguaggio non solo fine a sé stesso ma anche un tramite e uno stimolo per approfondire. Sound Landscapes è la fotografia in musica delle parole chiave che hanno per me importanza: tradizione, innovazione, emozione, personalità, arte, colori, multidisciplinare, musica totale. Ogni brano rappresenta aspetti che ho voluto descrivere attraverso la musica.
Il disco inizia con Dark Soul: un’emozione, un momento, uno stato d’animo. Le tinte scure dei suoni disegnano un momento di raccoglimento e di riflessione, è una necessità di ricerca interiore e di profondità.
La mia passione per le arti visive è ritratta in Impressionism e Dada-Up.
In Impressionism ho voluto descrivere le brevi pennellate degli impressionisti, l’importanza del paesaggio rispetto al soggetto. Nelle armonie dei soli ho voluto tratteggiare la serie delle Cattedrali di Monet il cui soggetto è sempre la stessa chiesa che muta nei colori grazie alla luce.

Dada-Up è un impulso, come “think different”, una spinta ad agire in modo diverso, a rompere gli schemi, a non percorrere i sentieri già battuti, anche attraverso la provocazione.
Durante la pandemia ho scritto Sound Landscapes che è diventato il manifesto di questo disco.
Esprime il raccoglimento introspettivo da una parte e l’energia data dalla voglia di ritornare ad un mondo migliore dall’altra. Il paesaggio sonoro è composto da tanti mondi in apparenza lontani fra loro ma che dialogano e si integrano, come a dare un senso del tutto attraverso le differenze. In questo brano ci sono tante delle influenze che ho avuto da musicista, dalla musica classica al jazz contemporaneo: il minimalismo, il mio amore per Igor Stravinskij e Gustav Mahler, l’Africa di Duke Ellington in veste moderna.
Un momento di benessere, sorrisi e leggerezza, è My Bright Place. I suoni dei fiati a ricordare le bande dei nostri paesi, il tema che ritorna come un’antica melodia popolare, il canone che dà il via alla cavalcata dei solisti, il blues della chitarra.
Inga: con tanta emozione ho voluto dedicare questo brano alla compagna della mia vita. Inga è profonda, riflessiva, elegante. Ho provato a trasformare in suoni la sua essenza e le sue origini nordiche.

Inga è anche l’ultimo brano della scaletta e a lei è dedicato questo disco: la mia scrittura è anche il risultato dei tanti discorsi che abbiamo fatto sull’arte, sulla vita, sul mondo che c’è e su quello che vorremmo.

Ho voluto raccogliere intorno a me musicisti che avessero esperienze orchestrali ma nello stesso tempo che fossero dotati di grande personalità e creatività. Con alcuni abbiamo calcato palchi per vari anni e condiviso tantissime esperienze musicali. Ho voluto coinvolgere anche giovani talenti, che hanno apportato alla musica la loro freschezza ed entusiasmo.

 

Non mi resta che augurarvi buon ascolto.
Beppe Di Benedetto

 

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L’ascolto in streaming è disponibile dal 10 dicembre su Spotify, Youtube Music ed Apple Music